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Iniezioni split o splitless?

*Sottotitoli disponibili in italiano*

Descrizione

Split e splitless sono le due tecniche di iniezione GC più comunemente utilizzate. Nonostante siano simili sotto alcuni aspetti, ciascuna è più adatta ad un tipo specifico di analisi. Ma come si fa a capire quale utilizzare? 

In questo video approfondiamo come funzionano le due tecniche. Inizieremo con l’iniezione split, osservando la tecnica in azione, e spiegheremo cosa è lo split ratio. Dopodiché passeremo all’iniezione splitless, evidenziando le differenze rispetto alla modalità split, e chiariremo cos’è il tempo di mantenimento splitless e perché è importante. Infine individueremo i punti di forza di ciascuna per aiutarti a scegliere la tipologia giusta per le tue analisi.

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Trascrizione

Split e splitless sono le due tecniche di iniezione GC più comunemente utilizzate. In cosa si differenziano? E quale dovresti usare per le tue analisi? 

Inizieremo con l’iniezione split, la più diffusa grazie alla sua versatilità per un’ampia gamma di analisi. All’interno di un iniettore split/splitness troverai il carrier gas, il setto, lo spurgo del setto, la valvola di split, il liner e la colonna. Ora avvieremo il flusso di gas e simuleremo un’iniezione split. 

Torniamo indietro e capiamo cos’è successo. Prima di tutto, il gas è entrato nell’iniettore con un flusso totale di 104 ml/min. Una piccola quantità di 3 ml/min è passata attraverso lo spurgo del setto per ridurre la possibile contaminazione del setto, mentre la parte restante ha proseguito all’interno del liner. Una frazione di gas di 1 ml/min è confluita nella colonna, ma la maggior parte, circa 100 ml/min, è stata eliminata tramite la valvola di split. 

Questo rapporto, detto split ratio, viene stabilito dall’utente prima di iniziare l’analisi. Lo split ratio solitamente varia fra 5:1 e 500:1 e più è alto il rapporto, minore è la quantità di campione che confluisce nella colonna rispetto alla parte che fuoriesce tramite la valvola di split. Durante l’iniezione, il campione viene iniettato e vaporizzato nel liner. Poiché nel nostro caso abbiamo uno split ratio elevato, pari a 100:1, una parte del campione confluisce nella colonna, mentre cento parti escono attraverso la valvola di split. 

Osserviamo ora un esempio di iniezione splitless. In un’iniezione splitless, la valvola di split rimane chiusa prima e durante l’iniezione. Non essendoci flusso split, la velocità totale del flusso è ridotta drasticamente. In questo caso a soli 4 ml/min. Una parte di 3 ml/min passa attraverso lo spurgo del setto, mentre la restante di 1 ml/min entra nella colonna. Durante l’iniezione, a causa della velocità di flusso ridotta, il campione rimane all’interno del liner più a lungo prima di confluire nella colonna. Una volta trascorso il tempo necessario dopo l’iniezione, la valvola di split si apre per spurgare l’iniettore. Questo periodo, detto tempo di mantenimento splitless, deve essere sufficientemente lungo da consentire la vaporizzazione e il trasferimento massimo degli analiti nella colonna. 

Quindi quale tecnica di iniezione dovresti utilizzare? Dipende dalla concentrazione degli analiti desiderati nel campione, dalla sensibilità del detector e da eventuali requisiti del metodo. 

L’iniezione split è ideale nel caso in cui la concentrazione degli analiti sia abbastanza elevata da permettere una diluizione automatica soddisfacendo ugualmente i limiti di rilevazione richiesti. Una maggiore velocità di flusso nell’iniettore provoca picchi alti e stretti, riducendo contemporaneamente il tempo necessario per l’insorgenza di eventuali reazioni avverse. Tuttavia, poiché la maggior parte dei tuoi campioni è dotata di valvola, i limiti di rilevazione sono molto superiori. Se ciò può rappresentare un problema per detector meno sensibili, i detector ad alta sensibilità, come gli ECD o MS/MS, favoriscono l’iniezione split. 

Tuttavia, se la concentrazione di analiti è molto bassa, potrebbe rendersi necessaria un’iniezione splitless. Le iniezioni splitless sono eccezionali per le analisi delle tracce. Poiché l’intero flusso è diretto alla colonna, è possibile trasferire la maggior parte del campione. Per converso, una minore velocità di flusso nella colonna può causare la degradazione degli analiti attivi tramite adsorbimento e decomposizione. Ciò provoca anche una maggiore diffusione e quindi l’allargamento della banda. Questo è particolarmente evidente con gli analiti più volatili, che provocano picchi più ampi. 

Così com’è fondamentale scegliere la tecnica di iniezione giusta per le tue analisi, è altrettanto importante ottimizzare i parametri di iniezione, perché ciò consente di massimizzare sia il trasferimento degli analiti sia la riproducibilità tra un’iniezione e l’altra. Per maggiori informazioni su come ottimizzare le iniezioni split e splitless, consulta i riferimenti seguenti o visita restek.com.

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